Descrivere in poche righe la complessità della relazione medico paziente è impresa impossibile. Accenneremo solo gli aspetti salienti.
Fin dai tempi degli egizi, dei greci e dei romani vi sono documenti che attestano la necessità che l’operato dei medici dovesse essere preceduto dall’approvazione da parte del malato. Platone (Leggi, IV) aveva già individuato problematiche, procedure e modalità informative che costituiscono i cardini dell’attuale formula del consenso informato.
D’altra parte in epoche lontane l’arte medica che aveva il compito di restituire la salute al malato si investiva di una componente etica, morale e religiosa per cui l’azione del medico era improntata naturalmente al benessere del paziente evitando, per giunta, di essere, Lui, la prima causa di danno per lo stesso (primum non nocere). Nel tempo, invece, questa sacralità si è trasformata in un rapporto di sudditanza tra il medico-prescrittore che dall’alto della sua scienza (ma quale scienza poi?) dettava la terapia e il paziente-esecutore che quasi servilmente doveva attenersi a quanto indicatogli.
Mettiamoci anche che la relazione terapeuta-malato necessita imprescindibilmente di un certo grado di empatia tra i due attori (infatti non tutti i medici vanno bene per tutti i pazienti, a parità di competenze). Oggi poi che il medico è ridotto sempre più a impiegato che si attiene pedissequamente a fantomatici protocolli/linee guida senza quasi guardare più in faccia chi gli è davanti, direi che siamo ben lontani dal coinvolgimento empatico!
Altro aspetto fondamentale, come si evince dalla citazione in testa alla pagina, é che il processo di guarigione necessita, assolutamente, della partecipazione attiva del paziente che non deve limitarsi a trangugiare quintalate di farmaci a orari stabiliti ma deve, imprescindibilmente, modificare il suo stile di vita, almeno nel caso delle patologie cronico-degenerative.
La base storica da cui abbiamo tratto inspirazione è che tra il XIII e il XVIII secolo, in Italia e in altri paesi europei la relazione medico-paziente è stata regolata dall’istituto del Contratto di Guarigione in cui, con atto notarile, il medico si impegnava a guarire il paziente in un dato periodo di tempo.
In tutto questo vogliamo cercare di creare un nuovo corso, un nuovo modo di agire, una nuova, vecchia prospettiva, una reciproca assunzione di responsabilità: «Io terapeuta sono consapevole che ti affidi a me per tornare in salute e farò quanto in mio potere per aiutarti!» – «Io paziente mi sono affidato a te per poter tornare in salute e mi impegnerò al massimo delle mie possibilità per aiutarti ad aiutarmi!»